neve

giovedì 15 dicembre 2011

Ladies and Gentlemen, be heartlessly welcome to... IMAGINAERUM!

Titolo: Imaginaerum
Gruppo: Nightwish
Anno: 2011


Eccoci arrivati. Dopo quattro lunghissimi anni ci troviamo finalmente di fronte al nuovo lavoro del gruppo symphonic più amato e odiato dal pubblico: una band che nel 1996 ha avuto il coraggio di unire la musica metal ad una voce lirica e che una decina d'anni dopo ha avuto ancora più coraggio nel proporre una vocalist che è tutto l'opposto della Tarja che li aveva resi così famosi.
Con Dark Passion Play i Nightwish ci avevano regalato un gran bell'album; certo, non un capolavoro, ma brani come The Poet & The Pendulum, Master Passion Greed, The Islander e Meadows of Heaven lo rendono di certo un episodio indimenticabile nella loro discografia.

Ma arriviamo al cuore della recensione, Imaginaerum! L'album merita però alcune premesse fondamentali. Innanzitutto il nostro amico Tuomas ha avuto ben tre anni per ascoltare e capire le vere capacità della Olzon, cosa che non è successa con Dark Passion Play, le cui canzoni vennero scritte prima che le audizioni per la scelta della nuova cantante fossero finite, quindi non aspettatevi l'Anette di Amaranth o di Bye Bye Beautiful. Oltretutto Imaginaerum è (udite udite!) un concept album che verrà seguito da un omonimo film diretto da Stobe Harju, il regista del magnifico videoclip di The Islander, questo vuol dire che ci si dovrà aspettare parecchie novità sia sonore che strutturali, visto che questo è il primo concept dei nostri. Ci sarebbero altri elementi da analizzare, ma è più opportuno riportarli durante l'ascolto.



Entriamo dunque nel mondo di Imaginaerum.
Taikatalvi ci introduce nel "Magico Inverno" nel quale la nostra vicenda ha inizio, oltre che svelarci la prima novità: la presenza di un'intro. Niente paura, non è la classica, inutile e scontata introduzione orchestrale che potremmo trovare in album come The Unforgiving dei Within Temptation o Karma dei Kamelot, questa permette all'ascoltatore di iniziare a percepire la magica atmosfera che ci accompagnerà lungo tutto l'album. E' così che, con un testo in finlandese interamente cantato dal bassista Marco Hietala, Taikatalvi sfuma in un climax orchestrale nel primo singolo. Storytime è una canzone energica, potente, sembra di essere tornati ai tempi di The Riddler. Anche qui si può notare una novità: il coro delle voci bianche. Questi simpatici bambini compariranno molto spesso nel corso dell'album e con compiti piuttosto diversi, in questa canzone hanno lo scopo di rendere il ritornello ancora più arioso. Un'altra caratteristica che appare in questa traccia, e che ritroveremo nel corso dell'album, è la positività: la maggior parte delle canzoni di Imaginaerum prendono il via con toni che possono sembrare minacciosi, cupi, misteriosi, ma infine si risolvono felicemente. E' chiaro quindi il distacco da Dark Passion Play, nel quale solo tre canzoni su tredici sono positive, mentre tutto il resto è un continuo susseguirsi di ansia, rabbia e inquietudine. Insomma, come Tuomas ha affermato nel suo messaggio su Youtube, questo singolo rappresenta piuttosto bene l'album.
Arriviamo a Ghost River, probabilmente uno dei migliori pezzi. Il contesto è quello di un dialogo tra il Diavolo e Madre Gaia. I veri fan dei Nightwish avranno di sicuro notato un ritorno ancora una volta a Oceanborn, e più precisamente a Devil & the Deep Dark Ocean. Qui cambiano gli interpreti, ma il risultato non è da meno: la Olzon e Hietala riescono ad interpretare i propri personaggi con maestria. Un terzo attore è interpretato dal coro dei bambini annegati nel fiume, recitando questa sorta di macabra filastrocca che funge da ritornello. Impossibile poi non notare il ritorno delle vere aggressive chitarre alla Nightwish, che nel precedente disco sono state piuttosto sottotono. Cambiamo subito atmosfera ed addentriamoci in un nightclub americano degli anni '30; i nostri Nightwish si trovano sul palco suonando in... giacca e cravatta?! Eh sì, Slow, Love, Slow è tutto ciò che non ci saremmo mai aspettati di trovare in un album dei Nightwish: Jukka mette via momentaneamente le bacchette per suonare con le spazzole, Emppu ci delizia con un assolo molto soft, mentre la Olzon merita un altro applauso per le capacità interpretative che rendono la sua voce così sensuale. Un gioiellino di canzone.
Il ticchettio di un metronomo ci guida verso I Want My Tears Back, dove compare finalmente Troy Donockley con le sue uillean pipes, strumento irlandese molto simile ad una cornamusa, che rende la canzone una giga immediatamente orecchiabile. La canzone è un inno alla vita in tutti i suoi aspetti: deve essere vissuta pienamente nella gioia e nel dolore.
Ma ci dobbiamo allontanare dalle gioiose danze irlandesi ed addentrarci in un circo parecchio inquietante. Con un'orchestra piena di energia e uno Jukka che finalmente si lascia andare con il doppio pedale, Scaretale ci lascia gustare una cattivissima Anette dalle capacità interpretative a quanto pare inesauribili. Chi potrebbe rimpiangere Tarja adesso? Dopo una raccapricciante lista di incubi infantili l'atmosfera si rilassa ed uno Hietala vestito da Mangiafuoco abbassa il cappello per presentarci il suo circo; una danza circense ci avvolge fino a quando tutto non si placa e quelle adorevoli voci bianche tornano in scena ridendo come dei forsennati per lasciare il posto ad un'orchestra che sfida i limiti dell'epicità. Una canzone molto originale per il quintetto finlandese.
Siamo a metà album. Arabesque è una traccia totalmente orchestrale dalle atmosfere orientali. In tutta onestà, questo è un pezzo totalmente inutile perchè non ha nulla a che vedere con la magnifica atmosfera che si era creata finora. Tuomas afferma che è un brano "necessario" ai fini del film, ma era altrettanto necessario inserirla nell'album?
Si arriva adesso a Turn Loose the Mermaids, la prima e unica ballata di Imaginaerum. Nella sua totale acusticità si possono incontrare sonorità celtiche e arrangiamenti chitarristici e orchestrali western, un mix che regala un pezzo magico. E' un ritorno ai paesaggi di The Islander, ma sotto un cielo meno plumbeo. Alla delicata chiusura della ballad si accosta l'esplosiva apertura di Rest Calm, una canzone che a primo impatto può sembrare molto "lenta", una sorta di ninna nanna sofferente in mid tempo. Le voci di Marco e Anette tornano a cantare insieme, il coro di voci bianche appare nuovamente nel dolce ritornello acustico, il quale nel finale si trasforma in una nenia ripetuta infinitamente e sempre più intensamente con il contributo dei potenti riff di Emppu. Necessita di molti ascolti prima di essere apprezzata appieno.
Siamo arrivati così a The Crow, the Owl and the Dove. E' l'unico pezzo di Imaginaerum la cui musica è composta da Hietala, ma, esattamente come era successo per The Islander, il bassista ci sorprende con una canzone che lo stesso Tuomas definisce "poppy" ma che è comunque capace di commuoverci con uno dei testi più poetici che mister Holopainen abbia mai scritto.
Una piccola osservazione prima di continuare. Gli ultimi quattro brani appena recensiti mostrano un allontanamento da quelle atmosfere circensi, fiabesche e teatrali che la prima parte ci aveva regalato. Probabilmente con la visione della trasposizione cinematografica ci sarà più chiaro, ma l'album da solo non riesce a motivare la contiguità di questi pezzi che possono rendere l'ascolto abbastanza pesante.
Nessuna paura però, ci pensa Last Ride of the Day a risollevare il morale. La canzone, esattamente come Storytime, inizia in modo misterioso e inquietante per poi realizzarsi in un ritornello all'insegna della gioia e ad un incredibile assolo di Emppu. Ed è proprio con questa canzone che sembrano chiudersi le porte di Imaginaerum, il mondo delle meraviglie che abbiamo avuto davanti agli occhi in questo lungo viaggio. E' ora di tornare alla realtà con Song of Myself. Ciò che si può subito notare in questo brano è come il coro dei bambini sia improvvisamente scomparso per lasciare il posto ad un coro adulto che svolge un ruolo fondamentale nell'epico refrain. E' chiaro il messaggio di questa scelta stilistica: l'infanzia lascia il posto all'uomo adulto, sofferente in questo mondo reale al quale non appartiene. La durata di tredici minuti e mezzo giustifica la divisione in quattro parti, tutte degne di nota: la strumentale From a Dusty Bookshelf, l'epica All that Great Heart Lying Still, la struggente e allo stesso tempo dolcissima Piano Black con un delicato pianoforte ad accompagnare Anette, e per finire Love, un poema di sei minuti e mezzo recitato da un'innumerevole quantità di voci provenienti dalla grigia realtà che uccide il regno fantastico dal quale siamo appena usciti, mentre in sottofondo il pianoforte e l'orchestra tessono la commovente melodia che ci accompagna alla fine del viaggio.
Signore e Signori, è ora di salutarci. Slacciate le cinture di sicurezza e recatevi verso le uscite, mentre io vi lascio con la bellissima Imaginaerum: i titoli di coda di un album che è riuscito a toccare la perfezione.

VOTO: 90
Alessandro

6 commenti:

Dark Queen ha detto...

Recensione fantastica per un album epico! :)

Imaginaerum! ha detto...

Grazie mille.

Megacle ha detto...

complimenti, articolo chiaro e ben scritto anche per chi, come me, non conosce molto di questo genere.
Spero di leggere presto altri articoli ;)

FanaticoUm ha detto...

Dear Imaginaerum,

I have just found your interesting blog and I am now following it.
As we have common interests, I invite you to visit and follow our blog “Fanaticos da Opera / Opera Fanatics” that is also written in English (the “possible” English):
http://www.fanaticosdaopera.blogspot.com/
Regards from Portugal

Imaginaerum! ha detto...

Thanks a lot FanaticoUm.

Imaginaerum! ha detto...

@Megacle: I Nightwish sono probabilmente i più orecchiabili per chi proviene da un un ambiente classico. Per questo ti consiglio di ascoltare anche i loro precedenti album.
Tschüß